Estero
Trump vs Musk: è guerra aperta
Davide Mazzotta 06/06/2025

“Senza di me Trump avrebbe perso le elezioni. È un ingrato” ha tuonato così su Twitter Elon Musk, ma come si è passati dalla totale complicità politica alla richiesta di impeachment e alle minacce pubbliche?
Le basi
Mettere due uomini egoriferiti e con manie d’onnipotenza a fare un lavoro di squadra è la ricetta perfetta per ottenere un disastro, ma cerchiamo di analizzare il tutto dall’inizio.
L’affermazione del proprietario di Twitter (riportata sopra) oggettivamente non può ritenersi del tutto falsa: Donald Trump ha vinto le elezioni con appena l’1,5% di voti in più rispetto alla sua avversaria Kamala Harris, uno scarto non abissale. È lecito pensare che i circa 300.000.000 di dollari spesi da Musk per supportare la campagna elettorale di Trump abbiano spostato molto più di appena l’1,5% dei voti, soprattutto tenendo conto dei voti che Musk ha comprato per Trump pagando direttamente gli elettori.
Un investimento cospicuo quello del miliardario sudafricano, investimento che però non ha portato i frutti desiderati. Al centro della disputa c’è una legge approvata dalla Camera, il “One Big, Beautiful Bill Act”, che ha scatenato la furia di Musk e aperto una voragine tra i due ex alleati.
Il Ruolo di Musk nel Governo Trump
Fino a pochi giorni fa, Elon Musk era una figura di spicco nell’amministrazione Trump. Nominato capo del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE), un’agenzia creata ad hoc, Musk aveva il compito di snellire la burocrazia federale e ridurre la spesa pubblica. Per circa quattro mesi, l’imprenditore ha guidato il DOGE con l’obiettivo di implementare tagli drastici.
La sua influenza era tale che molti lo consideravano una sorta di “co-presidente” ombra, tanto da riuscire ad oscurare spesso Donald Trump. Tuttavia, il suo mandato, limitato a 130 giorni per regolamento, si è concluso poco prima dello scoppio della lite, lasciando Musk libero di esprimere pubblicamente il suo dissenso.
La Legge Controversa: Il “One Big, Beautiful Bill Act”
Il casus belli è stato il “One Big, Beautiful Bill Act”, una legge approvata dalla Camera a maggioranza repubblicana (partito di Donald Trump) e in attesa di discussione al Senato. La proposta, fortemente voluta da Trump, prevede tagli di tasse per le fasce di reddito più alte, investimenti massicci in spese militari e controllo delle frontiere, bilanciati solo parzialmente da tagli alla sanità, all’istruzione e agli investimenti in energie rinnovabili. Tra le misure più controverse c’è l’eliminazione degli incentivi fiscali per l’acquisto di auto elettriche, una decisione che colpisce direttamente gli interessi di Musk, CEO di Tesla. Inoltre, la legge è criticata per il suo impatto sul debito pubblico, con stime che parlano di migliaia di miliardi di dollari aggiunti al deficit nei prossimi dieci anni. Musk ha definito la legge “un disgustoso abominio”, accusandola di essere una “bomba a orologeria” per i conti pubblici e di tradire i principi di efficienza che lui aveva sostenuto nel DOGE.
Trump, dal canto suo, ha difeso la legge come “il più grande taglio fiscale della storia” e un impulso per le imprese, sostenendo che si autofinanzierà grazie alla crescita economica. Tuttavia, le critiche di Musk si concentrano non solo sull’impatto economico, ma anche sulla mancanza di trasparenza: la legge sarebbe stata approvata “nel cuore della notte”, senza che molti membri del Congresso avessero il tempo di leggerla.
La Lite sui Social: i tweet di Musk
La disputa è esplosa sui social media, in particolare su Twitter, dove Musk ha lanciato una serie di attacchi diretti contro Trump e la legge. Ecco una ricostruzione cronologica dei suoi tweet, basata sulle informazioni disponibili:
4 giugno 2025: Musk attacca per la prima volta la legge, scrivendo: “Il ‘Big, Beautiful Bill’ è un disgustoso abominio. Aumenta il debito pubblico e mette a rischio il lavoro del DOGE. I deputati che l’hanno votata sanno di aver sbagliato”. Questo tweet segna l’inizio della rottura, con Musk che critica non solo la legge, ma anche i parlamentari del partito di Trump che l’hanno appoggiata.
5 giugno 2025: Dopo le prime risposte di Trump, che lo accusa di essere “offeso” per i tagli agli incentivi per le auto elettriche, Musk replica: “Falso! Questa legge non mi è mai stata mostrata, è stata approvata nel cuore della notte così velocemente che quasi nessuno al Congresso l’ha letta!”. Musk nega che le sue critiche siano motivate solo da interessi personali legati a Tesla.
5 giugno 2025: La tensione sale quando Musk riposta un commento di un utente che chiede l’impeachment di Trump, aggiungendo: “Yes”.
Questo gesto segna un punto di non ritorno, con Musk che apertamente sostiene la rimozione di Trump.
5 giugno 2025: Musk lancia l’accusa più grave, scrivendo: “Time to drop the really big bomb: @realDonaldTrump is in the Epstein files. That is the real reason they have not been made public. Have a nice day, DJT!”.
“È il momento di sganciare la vera bomba: il nome di Trump è nei file di Epstein. Ecco perché non sono stati resi pubblici. Buona giornata Donald”.
Questo tweet, il più esplosivo, collega Trump ai documenti del caso Jeffrey Epstein, insinuando un coinvolgimento in attività illegali.
La “Lista Epstein”: Di Cosa Si Tratta?
L’accusa di Musk secondo cui Trump sarebbe “nei file di Epstein” fa riferimento ai documenti legati al caso di Jeffrey Epstein, il finanziere morto nel 2019, accusato di sfruttamento sessuale e traffico di minori. I “file di Epstein” includono elenchi di nomi di persone associate al finanziere, spesso presenti nei suoi registri di volo o nelle sue proprietà. Essere “nella lista” non implica necessariamente un coinvolgimento diretto in attività criminali, ma il contesto dell’accusa di Musk suggerisce un’insinuazione grave: che Trump possa essere legato o coinvolto nello sfruttamento sessuale e traffico di minori. Chiamare Trump “pedofilo” non è esplicito nei tweet, ma l’insinuazione potrebbe essere interpretata in tal senso da alcuni, data la natura scandalosa del caso Epstein.
Le Risposte di Trump
Trump non è rimasto in silenzio. Durante una conferenza stampa il 5 giugno 2025, ha definito Musk “un ingrato” e ha dichiarato: “Sono molto deluso da Elon, l’ho aiutato un sacco”. Ha poi minacciato di cancellare i contratti governativi con le aziende di Musk, tra cui SpaceX, e ha insinuato che le critiche di Musk fossero motivate solo dai tagli agli incentivi per le auto elettriche. “Elon conosceva ogni aspetto di questa legge, non aveva problemi finché non ha saputo dei tagli ai veicoli elettrici”.
Sul suo social Truth, Trump ha scritto: “Musk è impazzito. Nessuno vuole le sue auto elettriche. Il miglior modo per risparmiare soldi pubblici è terminare i contratti con le sue aziende”.
Successivamente a ciò Elon Musk ha annunciato che SpaceX inizierà a smantellare Dragon, la navicella utilizzata dagli astronauti per andare a bordo della stazione spaziale internazionale e ha affermato che i dazi causeranno una recessione.
Guerra tra falliti
L’accusa di essere sulla “lista Epstein” è sicuramente la più pesante, Trump a livello politico non ne esce bene, non è la prima accusa pubblica che riceve per violenza sessuale e soprattutto già da tempo circolavano delle foto del Presidente degli Stati Uniti in compagnia con l’imprenditore Jeffrey Epstein.
Tuttavia l’errore più grande che si possa fare è quello di elevare Elon Musk a una sorta di santo, che ha deciso di tirarsi fuori dal governo guidato da una persona del genere per via della sua morale e dei suoi principi.
Musk ha rotto con Trump per via dell’approvazione di una legge a lui non gradita poiché mette a rischio i suoi interessi economici.
Chiediamoci una cosa: se la legge non fosse stata approvata, Musk avrebbe mai attaccato Trump? Ovviamente no. Avrebbe taciuto nonostante fosse perfettamente a conoscenza di quanto ha svelato ora.
Conclusione
“Conoscendo” le due personalità sono sicuro che la lite continuerà e che continueranno a gettarsi fango addosso a vicenda, nessuno dei due cederà. Trump ha messo in atto un tentativo di colpo di Stato pur di non accettare la sconfitta elettorale del 2020, figuratevi se possa fare un passo indietro davanti ad un affronto del genere a colpi di tweet. Musk dal suo canto ha un’influenza enorme essendo il proprietario di uno dei social più utilizzati al mondo, non mi sorprenderebbe se decidesse di disattivare l’account di Trump su Twitter, social nel quale il Presidente degli Stati Uniti conta oltre 100.000.000 di seguaci.
La speranza è che nel lanciarsi fango l’uno contro l’altro riescano ad affossarsi a vicenda. Sarebbe una grande vittoria per la civiltà umana.
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