Diritti
Insulti omofobi durante l’anteprima del film “il ragazzo dai pantaloni rosa”
Davide Mazzotta 27/10/2024

Andrea Spezzacatena si è tolto la vita nel 2012, quando aveva appena 15 anni, a causa degli atti di bullismo e cyberbullismo che subiva.
“Il ragazzo dai pantaloni rosa” era questo il nome di una pagina Facebook (creata dai bulli) sulla quale venivano scritti insulti omofobi verso Andrea.
“Il ragazzo dai pantaloni rosa” è anche il titolo del film che uscirà al cinema dal 7 novembre e che racconterà proprio la storia di Andrea. Un film che ho come obiettivo quello di sensibilizzare una parte di realtà che spesso viene taciuta e non ci viene raccontata da chi dovrebbe farlo. Perché quando la sensibilizzazione non avviene “dall’alto”, quando non viene messa in atto nelle scuole (come accade nei paesi civili) non ci resta altro da fare se non dare vita a una presa di coscienza dal basso, a delle continue mobilitazioni da parte della società civile.
Trailer del film “il ragazzo dai pantaloni rosa”
Arisa firma la canzone del film #IlRagazzoDaiPantaloniRosa
Il film racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena che, 3 giorni dopo il suo 15esimo compleanno, si tolse la vita. Ucciso da omofobia e bullismo.CANTA ANCORA, scritta da Arisa, è una lettera tra madre e figlio 🫂💌 pic.twitter.com/gRosIvvIaX
— Arisa out of context (@arisaooc) July 24, 2024
Il film è stato trasmesso pochi giorni fa in anteprima ad Alice nella Città (sezione autonoma e parallela alla Festa del Cinema), ad assistere vi erano decine di studenti romani, alcuni dei quali hanno iniziato a pronunciare frasi omofobe durante la proiezione del film: “froci*”, “ma questo quando è che si ammazza?”.
A tutto questo ha replicato anche Teresa Manes: “Quanto accaduto il 24 mattina ad “Alice nella città” dà la misura dei tempi che viviamo.
Un gruppo di studenti, accompagnati(e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film #IlRagazzoDaiPantaloniRosa , ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti come macigni.
*Froxio, *Ma quando s’ammaxxa, *Gay di mxxxa sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio.
Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto. Quando poco fa mi è stata riportata la notizia, mi e’ stato pure chiesto quanta rabbia mi facesse tutto questo. La rabbia è un’emozione che non mi appartiene. Pure il senso d’impotenza ho scoperto col tempo essere uno stato a me ignoto. Credo però fermamente che noi adulti dobbiamo essere esempio e guida per le nuove generazioni. Quegli insulti erano sorretti dall’impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza. Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c’è l’assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia. Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio. Ma in quel contesto, anch’esso educativo, chi ha fallito è stato quell’adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all’esercizio del ruolo che ricopre. Si parla di educare all’empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c’è più e, soprattutto, un’attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente. Mi piacerebbe che chi continua a negare l’omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto.
La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima Mio figlio non c’è più ma l’omofobia a quanto pare si!”
C’è tanta strada da fare in questo paese, tanta.
Chi lo nega e non prende misure volte ad educare e sensibilizzare (quando avrebbe il
potere per farlo) è complice dei bulli che hanno ucciso Andrea. La Presidente Meloni si guardi dentro e guardi tra le mura della sua casa e si chieda: cosa farebbe se sua figlia fosse vittima di quello che ha subito Andrea? Perché continuare a spalleggiare i bulli e a negare una legge contro l’omofobia in Italia ad esempio?
Dove finisce la morale cristiana e l’approccio da “mamma” tanto sbandierato in campagna elettorale?
A Teresa va un’enorme abbraccio per il suo continuare a lottare e sensibilizzare che va avanti da anni, un lavoro prezioso del quale la nostra società ha enormemente bisogno.
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📍📍📍”𝘈𝘱𝘳𝘪𝘵𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘦𝘳𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰” è 𝘶𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘳𝘪𝘤𝘦𝘷𝘦 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘢𝘭𝘵𝘰. Se hai apprezzato il mio lavoro tramite quest’articolo 𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘯’𝘪𝘯𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘢 𝘦 𝘕𝘖𝘕 𝘧𝘪𝘭𝘰-𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘴𝘪𝘢 𝘯𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘢, 𝘱𝘶𝘰𝘪 sostenere l’indipendenza di questo progetto 𝘢𝘭 costo di un caffè tramite questo link: https://ko-fi.com/apriteilcervello