Elezioni Stati Uniti
Come funzionano le elezioni americane? Spoiler: non vince chi ottiene più voti
Davide Mazzotta 26/10/2024
Alle orecchie di noi europei potrà sembrare strano, ma in realtà è proprio così: negli Stati Uniti non serve ottenere il maggior numero di voti da parte dei cittadini per diventare Presidente. È il caso ad esempio di Donald Trump, che nel 2016 risultò eletto alla presidenza degli Stati Uniti nonostante avesse ottenuto circa 3 milioni di voti in meno rispetto alla sua avversaria Hillary Clinton.
Com’è possibile tutto questo? È il risultato del cosiddetto “collegio elettorale”, il metodo utilizzato negli Stati Uniti per eleggere chi siederà nello studio ovale della Casa Bianca ogni 4 anni.
COME FUNZIONA IL COLLEGIO ELETTORALE?
Il funzionamento del collegio elettorale è più semplice del previsto: ad ognuno dei 50 stati statunitensi viene assegnato un numero di “grandi elettori”. Questi grandi elettori possiamo immaginarli come dei punti che i candidati devono accumulare per arrivare alla presidenza. La loro distribuzione avviene in base alla popolazione di ogni singolo stato: la California ad esempio- che è lo stato più popoloso- ha ben 54 grandi elettori, il Texas ne ha 40, La Florida 30 e così via. Il minimo di grandi elettori che uno Stato può avere è 3, questo numero è assegnato agli Stati più piccoli come: Montana, Wyoming e Delaware.
Numero di grandi elettori per ogni Stato
Il numero totale di grandi elettori negli Stati Uniti è 538. Diventa presidente chi ne ottiene la metà più uno: il numero magico per la presidenza è infatti 270 grandi elettori.
COME SI OTTENGONO I GRANDI ELETTORI?
Ottiene i grandi elettori di uno Stato il candidato che prende più voti in quello Stato.
Utilizziamo la California come esempio, Stato che mette in palio ben 54 grandi elettori, questi verranno TUTTI aggiudicati dal candidato che risulterà vincitore in California.
Semplifichiamo ancora? Supponiamo di avere il candidato A e il candidato B; se il candidato A dovesse ottenere il 90% dei voti in California e il candidato B il 10%; il candidato A otterrebbe tutti e 54 i grandi elettori della California.
E se il candidato A vincesse per pochi voti invece? Quanti grandi elettori otterrebbe?
Non cambierebbe nulla, il candidato A otterrebbe sempre 54 grandi elettori, questo perché è in vigore un sistema che prende il nome di “Winner Takes All”, ovvero “il vincitore prende tutto”, vale a dire che chiunque vinca in uno stato (anche di un singolo voto) ottiene TUTTI i grandi elettori messi in palio in quello Stato.
Quindi tornando al nostro esempio: se in California il candidato A ottenesse il 51% dei voti (contro il 49% del candidato B) conquisterebbe sempre 54 grandi elettori. Ai fini del collegio elettorale, infatti, non cambia nulla tra una vittoria del 90% o del 51%: chi vince prende tutto, indipendentemente da quanto sia la distanza con l’altro candidato.
IL TRAGUARDO DEI 270 GRANDI ELETTORI
Avendo capito ciò non ci resta altro che guardare le elezioni degli Stati Uniti come 50 diverse elezioni, ognuna delle quali avviene in uno Stato che mette in palio dei grandi elettori in base alla sua popolazione.
Proprio per via di questo tipo di funzionamento la campagna elettorale tende a concentrarsi nei cosiddetti “Swing States” ovvero gli Stati che i sondaggi rilevano essere abbastanza contesi tra i due candidati.
Nonostante infatti ad esempio la California sia lo Stato che mette in palio piu grandi elettori, nessun candidato si reca lì per fare campagna elettorale. Perché? Perché la California è uno stato spostato fortemente a sinistra, si sa già che a vincere i 54 grandi elettori della California sarà il candidato del partito democratico (Kamala Harris quindi quest’anno); per Trump non sarebbe utile investire soldi e tempo in questo stato, perché ricordiamolo: una sua sconfitta del 20 o del 30% non farebbe alcuna differenza ai fini del collegio elettorale.
La sfida si concentra quindi sugli Stati in bilico, stati nei quali anche l’1% dei voti può cambiare radicalmente la situazione poiché potrebbe portare alla vittoria di uno o dell’altro candidato.
In questa tornata elettorale gli “swing states” sono 7: Arizona (11 grandi elettori), Nevada (6 grandi elettori), Georgia (16 grandi elettori), North Carolina (16 grandi elettori), Michigan (15 grandi elettori), Wisconsin (10 grandi elettori) e Pennsylvania (19 grandi elettori).
Tutti gli altri 43 Stati sono fortemente schierati dalla parte di Trump o dalla parte di Harris, tant’è che nessuno dei due candidati ci dedica tempo durante la campagna elettorale poiché il risultato è scontato. Harris, infatti, parte da una situazione nella quale vincerà in una serie di Stati che le permetteranno di avere dalla sua parte sicuramente 226 grandi elettori, Trump invece vincerà sicuramente in una serie di Stati che gli faranno avere dalla sua senza problemi 219 grandi elettori. Come vedete nessuno dei due candidati arriva a 270, le elezioni saranno decise in base a chi andranno i 93 grandi elettori dei 7 swing states.
COME HA FATTO QUINDI TRUMP A VINCERE NEL 2016 OTTENENDO MENO VOTI DA PARTE DEI CITTADINI?
Nel 2016 Hillary Clinton accumulò una quantità di voti enormi in Stati come California e New York, grandi Stati che da decenni votano a “sinistra” e la cui vittoria così schiacciante è stata inutile ai fini del collegio elettorale.
Clinton in particolare in California ottenne 4 milioni di voti in più rispetto a Trump, questo le permise di ottenere tutti i grandi elettori della California e di accumulare nel totale dei voti dei cittadini un importante vantaggio.
Tuttavia Clinton perse di un soffio in tutti i cosiddetti “swing states”. Trump, infatti, vinse di appena 44.000 voti in Pennsylvania (0,3%); 23.000 voti in Wisconsin (0,7%) e 11.000 voti in Michigan (0,2%).
Tutte queste vittorie risicate gli permisero comunque di ottenere tutti i grandi elettori di questi Stati, superando così quota 270; nonostante avesse accumulato un enorme svantaggio nel voto popolare dovuto alla grandiosa performance di Hillary Clinton in California e New York.
CONSIGLI PER LA NOTTE DELLE ELEZIONI
Dopo questa guida e questo manuale di lettura, non mi resta che augurarvi una buona maratona elettorale la notte del 5 novembre e ricordarvi che per capire il vincitore non occorrerà concentrarsi su chi stia ottenendo più voti in assoluto, ma su chi si trova in vantaggio nei 7 swing states.
Occhi puntati su: Arizona, Nevada, Georgia, North Carolina, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Saranno loro gli stati decisivi.
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