Diritti
Ai referendum le donne hanno votato più degli uomini, si tratta di un’eccezione per un’elezione in Italia
Davide Mazzotta 14/06/2025

Quando si parla di violenza sistemica nei confronti delle donne, quando si riportano i dati circa i femminicidi e le violenze all’interno del nucleo familiare, capita spesso che da parte di commentatori anti-femministi si senta dire: “eh ma allora parliamo anche del fatto che siano gli uomini la maggior parte dei morti sul lavoro”. È una sorta di scudo che i movimenti misogini usano pur di deviare l’attenzione dal fatto che in Italia mediamente ogni circa 3-4 giorni una donna venga uccisa dal partner, ex partner o da un familiare.
L’opposto non avviene: gli uomini sistematicamente non vengono uccisi dalle loro fidanzate, dalle loro ex-fidanzate o da familiari. Ci troviamo dunque davanti ad una questione di genere: sono i dati a dircelo e i dati non sono di parte, sono oggettivi.
Le morti sul lavoro
Alla stessa maniera è oggettivo che anche le morti sul lavoro siano strettamente legate al genere, non c’è dubbio. Anche qui sono i dati a dircelo: secondo INAL nel 2024 le persone morte sul lavoro sono state 1.090 di cui 1.004 uomini e 86 donne.
L’errore sta nell’utilizzare questo tema quasi come per compensare nel dibattito pubblico i temi legati alla violenza di genere.
Il messaggio che i movimenti anti-femministi mandano (quando mentre si parla di femminicidi tirano fuori le morti sul lavoro) è: “basta parlare di femminicidi, ci sono ambiti in cui sono le donne ad essere vittime e altri in cui ad esserlo sono gli uomini, non c’è nessuna società patriarcale”.
Ma siamo sicuri sia davvero così?
Nei casi di omicidi all’interno di una coppia risulta abbastanza semplice capire quale sia la radice che porta ad avere che oltre nel 90% dei casi le vittime siano donne: è una radice culturale di puro controllo da parte degli uomini sulle donne, una radice che nasce nell’idea che sia l’uomo a dover dominare e controllare e quindi di conseguenza a dover prendere delle scelte, una radice che porta a non ritenere possibile che sia la donna a scegliere di chiudere una relazione ad esempio.
Nei casi che si rifanno alle morti sul lavoro, siamo sicuri che la radice culturale che ci porta ad avere che oltre il 90% delle vittime siano uomini sia così diversa?
Pensiamoci: cos’è che come società ci porta a far sì che i lavori fisicamente più pesanti e spesso rischiosi vengano svolti da uomini?
Una cultura femminista o una cultura di tipo patriarcale secondo cui la forza e la dominanza fisica appartengono principalmente (se non esclusivamente) agli uomini e quindi l’idea che di conseguenza solo loro possono svolgere determinati lavori?
***Proprio a questo tema e con questo esempio specifico ho dedicato un intero capitolo del mio libro, lo trovate qui***
Referendum e propaganda anti-femminista
La propaganda anti-femminista, che spesso tira fuori le morti sul lavoro in risposta a dibattiti su temi legati alla violenza di genere, è un tipo di propaganda che frequentemente viene portata avanti da pagine social o giornalisti vicini al mondo della destra, vicino all’idea di ritorno a una famiglia tradizionale con ruoli ben definiti per uomini e per donne e contrari all’aborto nella quasi totalità dei casi. Viene facile quindi capire il perché si sentano di appoggiare partiti di destra.
Tuttavia, se ci si aspetta di vivere in un mondo in cui a regnare siano l’onestà e la coerenza, si poteva pensare che queste pagine e questi opinionisti avrebbero fatto un’enorme campagna elettorale per portare la gente a votare ai referendum, quanto meno al quarto quesito referendario che riguardava proprio le morti sul lavoro e la sicurezza sul lavoro.
Riguardava proprio quel tema a loro tanto caro, quel tema che sono pronti a sventolare come una bandiera quando si tratta di distogliere l’attenzione dai dibattiti pubblici sulla violenza di genere.
Invece no, non è andata così. Da parte di queste pagine social e questi opinionisti politici c’è stato il silenzio totale e spesso inviti pubblici all’astensione pur di far fallire i referendum (poiché ai partiti di destra non piacevano).
Ma come? E l’interesse per le morti sul lavoro dov’è finito?
Sarà che forse ai movimenti antifemministi delle morti sul lavoro interessa poco e niente e le tirano fuori solo quando si parla di violenza di genere per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica poiché non accettano che si possa sensibilizzare su temi che vedono le donne come vittime?
Fino a pochi giorni fa era un dubbio, ora possiamo dire che è una certezza.
I dati dei referendum lo confermano
I dati sui votanti dei referendum confermano quanto scritto sopra: in tutte le province italiane (tranne Taranto) le donne hanno votato di più degli uomini. Si tratta di un dato anomalo per l’Italia dove storicamente a votare sono più gli uomini che le donne. Pensate che, come riporta “Youtrend”, appena un anno fa alle elezioni europee del 2024 in 91 province su 106 avevano votato più uomini che donne.
In questi referendum (a seguito dell’invito dei partiti di destra a non votare) l’elettorato che si è recato alle urne era formato quasi totalmente da persone di sinistra.
Questi dati quindi ci possono spingere a fare delle osservazioni: 1) anche in Italia le donne si spostano sempre più a sinistra e gli uomini sempre più a destra come nel resto d’Occidente;
2) gli inviti ad astenersi da parte delle pagine social anti-femministe probabilmente avranno sortito un effetto tra il loro pubblico (composto quasi totalmente da uomini).
Il paradosso della propaganda social
Chiunque abbia visitato i profili social delle principali attiviste femministe nei giorni precedenti al voto avrà visto appelli e sensibilizzazione per votare ai referendum, al contrario le pagine anti-femministe hanno invitato all’astensione per un referendum che chiedeva maggiore tutela sul lavoro (quando ricordo in Italia oltre il 90% dei morti sul lavoro sono uomini come ci dicevano i dati che abbiamo esaminato poco fa).
Il paradosso qual è? Il paradosso è che le attiviste femministe vengono dipinte come quelle che “odiano gli uomini”; mentre i commentatori anti-femministi (che hanno boicottato un referendum volto ad evitare ulteriori morti sul lavoro che riguardano principalmente gli uomini) vengono dipinti come dei coraggiosi guerrieri che si battono contro la “deriva femminista” e per i diritti degli uomini.
Questa consultazione referendaria non ha fatto altro che confermarci che ai movimenti anti-femministi degli uomini e delle morti sul lavoro importa poco e nulla, sono solo il pretesto per poter spostare periodicamente l’attenzione dell’opinione pubblica dai temi legati alla violenza di genere.
Hanno avuto questi mesi per parlare realmente di morti sul lavoro, per poter fare qualcosa di concreto, per parlare di una tematica legata prettamente al genere maschile e hanno deciso di non farlo.
Non venissero più a parlarci di uomini morti sul lavoro solo a seguito di un ennesimo caso di femminicidio o durante un periodo in cui finalmente l’opinione pubblica presta particolare attenzione al tema della violenza di genere: non siete credibili, oggi più che mai.
–
📍📍📍”𝘈𝘱𝘳𝘪𝘵𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘦𝘳𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰” è 𝘶𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘣𝘦𝘯𝘦𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘦𝘴𝘵𝘦𝘳𝘯𝘪. 𝘚𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘻𝘻𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰 𝘵𝘳𝘢𝘮𝘪𝘵𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵’𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘯’𝘪𝘯𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘢 𝘦 𝘕𝘖𝘕 𝘧𝘪𝘭𝘰-𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘴𝘪𝘢 𝘯𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘢, 𝘱𝘶𝘰𝘪 𝘴𝘰𝘴𝘵𝘦𝘯𝘦𝘳𝘦 𝘭’𝘪𝘯𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘭 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘤𝘢𝘧𝘧è 𝘵𝘳𝘢𝘮𝘪𝘵𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘭𝘪𝘯𝘬: https://ko-fi.com/apriteilcervello